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Posts Tagged ‘rivolte’

 

Rivoluzionari della tastiera, l’Italia s’è desta. Armatevi di mouse, avventuratevi in nuovi link, scandagliate l’etere, condividete l’informazione. Non preoccupatevi di capire cosa state facendo, cercare riscontro alle tesi che vi sbattono in homepage, la notizia è veloce, dura un attimo e chi prima la condividerà prima godrà. Vi imposero il mercato della finanza libera e delle banche e voi giuraste fedeltà al migliore dei mondi possibili, vi dissero che i giovani erano vandali nichilisti e voi li condannaste in massa, vi assicurarono che la democrazia era sospesa e voi vi indignaste, vi proposero di essere ribelli, si, finalmente voi, proprio voi che avete sempre fatto parte della maggioranza silenziosa, che avete sempre fatto di tutta un’erba un fascio, che avete sempre preferito voltare lo sguardo ed abbuffarvi di delitti, naufragi, bunga bunga e sprezzare in buona fede gli ingrati del benessere. Ecco, ora tocca a voi, il mouse e il telecomando vi chiamano. C’è da difendere qualcosa, non si sa bene che cosa, si parla di licenze, fascie c, camionisti, non si capisce bene. Non importa, non state a leggere tutto,   scegliete il più accattivante dei link, il tono politico più osè, la notizia più cruda e banale, ma si, lasciatevi andare, non abbiate paura di dire “a morte!”, ne va delle fondamenta su cui vi siete retti in questi anni. Vi ricordate quando si stava bene? Quando i politici facevano il loro lavoro, ovvero mettere a posto le persone? Quando si rubava a man bassa ma si stava meglio comunque? Quando a quarantanni si iniziava una nuova vita con in tasca la pensione e nell’agenda gli impegni del nuovo lavoro in nero? Ci hanno tolto quanto avevamo di più caro. Ma noi venderemo cara la pella. Ah si, lor signori non credano di farla franca, le notizie oggi corrono, tutto si viene a sapere. In fondo basta un titolo, mica bisogna leggersi un articolo intero. Appoggeremo ogni rivolta, anche gli escrementi se vorranno dire la loro avranno il loro giusto spazio. A tutto c’è un limite, però. I giovani no, i giovani per l’amor di Dio no. Che vadano nei centri sociali.

Bene, ritorno in me. Scusate la vena polemica, ma ne avevo piene le palle. Chiudo con una domanda: sapete che è dagli anni novanta che siamo in mano alle banche e non dal dicembre 2012? Ci volevano notizie networkomandate  e uno di loro come primo ministro per farvelo capire? Va beh, almeno a qualcosa è servito, allora.

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