Se anche voi, come il sottoscritto, odiate la banalità, Pier Paolo Pasolini è l’intellettuale che fa al caso vostro. Se ne avete solamente sentito parlare, vi avranno probabilmente raccontato di un intellettuale di sinistra, serioso e magari anche un pò pesante, dedito alla protesta intransigente contro il potere nelle sue varie incarnazioni, insomma quanto di più banale e approssimativo si possa dire sul poeta bolognese-friulano. Pasolini era di sinistra, ma fece parte del partito comunista solamente per quattro anni, fino al 1949, per poi scontrarvisi in piu occasioni a causa di visioni differenti, dovute soprattutto al suo marxismo piuttosto personale e poco propenso al rispetto dei niet di Botteghe oscure. Dopo i fatti di Valle Giulia del 1968, che videro gli studenti scontrarsi con le forze dell’ordine, arrivò come uno schiaffo la sua poesia “Il Pci ai giovani!!”, di cui vi riporto un pezzo: È triste. La polemica contro
il PCI andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati…
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. Parole dure, scritte con audacia e rabbia da un’intellettuale simbolo della sinistra indipendente, uno che accusava il partito di perbenismo, atteggiamento borghese ed eccesso di burocrazia. Pasolini era distante dalle idee anarchiche e libertarie dei sessantottini, la sua formazione culturale risentiva di un’educazione cattolica che lo riconduceva ad un concetto di libertà molto personale, intriso di cristianità. Non gli interessavano i figli della borghesia in rivolta con i loro padri, Pasolini era soprattutto un poeta del popolo, delle masse di diseredati che il benessere del boom economico fingeva di non vedere, di quegli accattoni e ragazzi di strada romani che raccontava nelle sue opere scritte e cinematografiche. Aveva un attaccamento morboso verso quei figli di nessuno e ciò gli procurò scandali a ripetizione e, forse, la morte. Il meglio della sua opera era nella critica al capitalismo, agli eccessi della società consumistica che riusciva a propinare e imporre ogni cosa ai consumatori.
http://www.youtube.com/watch?v=l2XzE2rgTGY
Pasolini non era uno di quegli intellettuali barbosi che consideravano futile ogni cosa che evadesse dall’arte e dallo studio, amava lo sport, in particolare gli sport nazionali per eccellenza, calcio e ciclismo. “I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara
(giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici,
qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco)
sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola,
se ci penso. Allora, il Bologna era il Bologna più potente della sua storia:
quello di Biavati e Sansone, di Reguzzoni e Andreolo (il re del campo),
di Marchesi, di Fedullo e Pagotto. Non ho mai visto niente di più bello
degli scambi tra Biavati e Sansone (Reguzzoni è stato un po’ ripreso da Pascutti).
Che domeniche allo stadio Comunale!”
Oggi Pasolini compierebbe novant’anni e di cose ne avrebbe ancora tante da dire. Se ne è andato presto, come tutti i migliori direbbe qualcuno. Se ne è andato nel novembre del 1975, poco dopo aver lanciato un messaggio che lascia l’amaro in bocca, se non altro perchè, noi, quei nomi non li conosciamo
http://www.youtube.com/watch?v=bZxBroZtj-g
Ripeto, Pasolini fu tutto fuorchè banale. E soprattutto fu un italiano vero, con le sue contraddizioni e le sue passioni. Quando Enzo Biagi gli chiese cosa avrebbe fatto se non si fosse dedicato a cinema e poesia, egli rispose “Un bravo calciatore. Dopo la letteratura e l’eros, per me il football è uno dei grandi piaceri.” Più italiano di così. Buon compleanno Pier Paolo.