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Posts Tagged ‘morte’

 

Non è facile trattare i sogni. Nulla è più sconclusionato e irreale di un sogno. Parimenti, quanto detto vale anche per la donna. Si inizia a ricordare i sogni all’incirca alla stessa età in cui si inizia a guardare le donne. Sogni e donne, binomio molto lontano da donne e motori. No, nulla di materiale, non c’è spazio per il gas di scarico nella nebbiolina onirica. La strada della vita si percorre a piedi, è una strada disseminata di sogni e donne. I sogni eliminano il superfluo, il brutto che si annida nel futuro sconosciuto: siamo stati il meccanico senza le mani sporche di grasso, l’astronauta senza lo studio della fisica, il calciatore senza piedi, il pompiere senza il gatto sull’albero, il playboy senza portafoglio. I sogni ci accompagnano in quello strano bagagliaio che è il subconscio. E’ un fardello pesante, ma non possiamo farne a meno, così come non possiamo fare a meno di tutte le donne che abbiamo amato, desiderato, implorato, sperato e in pochi casi avuto.

La vita è un circo, diceva Fellini. Oppure il sogno di un harem, un harem dove tutte le donne della nostra vita, perfino quelle che non ricordiamo nemmeno, si prendano cura di noi, ci cullino e amino come fece la prima donna della nostra vita nel primo giorno della nostra vita. E sognammo di vivere per sempre così. Era il primo sogno e riguardava una donna.

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giona

Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare
e le correnti mi hanno circondato;
tutti i tuoi flutti e le tue onde
sono passati sopra di me.
Io dicevo: Sono scacciato
lontano dai tuoi occhi;
eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio.
Le acque mi hanno sommerso fino alla gola,
l’abisso mi ha avvolto,
l’alga si è avvinta al mio capo.
Sono sceso alle radici dei monti,
la terra ha chiuso le sue spranghe
dietro a me per sempre.
Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita,
Signore mio Dio.
Quando in me sentivo venir meno la vita,
ho ricordato il Signore.
La mia preghiera è giunta fino a te,
fino alla tua santa dimora.
Quelli che onorano vane nullità
abbandonano il loro amore.
Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio
e adempirò il voto che ho fatto;
la salvezza viene dal Signore».
E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto.

E’ un passo della Bibbia, Libro di Giona. Giona rifiuta di andare a predicare a Ninive, come richiesto da Dio, preferendo recarsi a Tarsis. La collera di Dio lo scaglia in mare. Qui Giona si sente ormai perduto, ma un grande pesce, forse una balena, lo inghiotte e lo mantiene nel suo ventre per tre giorni e tre notti, poi lo rigetta sulla terra ferma.

Nel mare mediterraneo le balene sono in via d’estinzione. Nessun cetaceo accorrerà più in difesa dell’uomo, perché l’uomo ha dimenticato cosa sia il mare. Se pensiamo al mare la maggior parte di noi visualizzerà una spiaggia, alcuni una barca, altri ancora si avvicineranno maggiormente alla realtà immaginando le onde. E pensare che basterebbe, a volte, ripescare l’etimo di un termine per riappropriarsi del significato primario di esso. Per quanto riguarda la parola “mare” esistono due differenti teorie: potrebbe derivare dalla radice Mar-, che significa morire e perciò cosa sterile, distesa deserta e improduttiva, oppure dalla radice Màr-, scintillare, splendere, da cui deriva pure la parola marmo. Quale delle due radici abbia veramente dato i natali al termine “Mare”, non ha importanza. O meglio, sarebbe giusto considerarle entrambe corrette.

Il mare mediterraneo risplende da millenni. Il suo bagliore ha attirato imbarcazioni egizie, fenicie, greche, puniche, romane, arabe e tante altre ancora. Tra quelle onde è passata la storia, una storia di migrazioni, di popolazioni spinte da guerre e cambiamenti climatici a cercare non un futuro migliore, ma un futuro. Non è una storia di illusi, il canto delle sirene di Ulisse è favola per chi ha interesse a crederla. E’ una storia, invece, di disperazione, di strade a senso unico.

Che fine ha fatto la balena di Giona? Se ne andò quando iniziammo a fingere di non capire e non ricordare, quando ci limitammo a parlare di quanto accadeva nel mare, evitando scrupolosamente di cercare le cause sulla terra. Da quel mare che i romani chiamavano “nostro” è arrivata la vita e la morte, le invasioni saracene, ma anche la cultura cristiana e greca, i saccheggi vichinghi, ma anche quei commerci che resero le nostre città costiere quello splendore che oggi ammiriamo.

Non è facile capire il mare, semplice è invece voltargli le spalle, considerarlo un problema, un passaggio da chiudere. Il mare però non dimentica, recapita sempre il conto e questo è assai più salato delle sue acque.

Torna tra di noi, balena, abbiamo bisogno di te.

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Intermezzo

Un intermezzo, questo sarà ciò che è accaduto. Un intermezzo di parole a vanvera, più o meno illustri opinioni, ipocriti smaniosi di pallone che mentono sulle ragioni per cui volevano che si giocasse comunque (avevano già pronti nuovi link per salutare la vittoria della proprio squadra) e danno degli ipocriti a chi la pensa altrimenti. E poi voyeurismo, tanto malatissimo voyeurismo: sappiamo tutto di una persona di cui prima non sapevamo niente, possiamo vedere video che ne riprendono gli attimi fatali da ogni angolazione, vogliamo che cadda qualche testa in diretta tv, ma che si faccia in fretta perchè domenica si gioca e il campionato è più che mai aperto. Nessun moralismo, ci sono dentro anch’io, fino al collo. Mi dispiace e penso sia dispiaciuto, in modo sincero, a molti, ma non voglio cavalcare la notizia e scelgo di pubblicare questa foto. A mio parere, nella tragedia che si stava consumando, nel diluvio di affermazioni che si sarebbero consumate, è qualcosa di meraviglioso vedere una maglia biancazzura correre per salvare una maglia amaranto dalla capitolazione, che poi sarebbe a dire vedere un uomo correre per aiutare un altro uomo, perchè i colori c’entrano poco, esistono solamente nella nostra mente di eterni razzisti. Ecco, quest’immagine mi ha ricordato che il calcio è davvero un gioco. Nient’altro che un gioco. La vita, purtroppo ma anche per fortuna, è tutta un’altra cosa.

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