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Posts Tagged ‘oggi’

Umanesimo. Tutti voi sapete di che si parla. La maggior parte lo assocerà al Petrarca, alla Firenze del quattrocento e a quel periodo di straordinari capolavori artistici che fu il rinascimento italiano. In verità, di umanesimi ve ne fu più d’uno. La cultura ellenica fu la prima a sistemare l’uomo e le sue necessità al centro del pensiero filosofico. La stessa religione cristiana, pur anteponendo Dio all’uomo, comportò una nuova e fino allora sconosciuta attenzione verso la dignità dell’essere umano. Dopo l’umanesimo rinascimentale, altre correnti di pensiero, come l’illuminismo, svilupparono una concezione umanitaria. La fine dell’ancien regime e la nascita della democrazia nel XVIII secolo, la rivendicazione di un mondo più equo e solidale in quello successivo sono figli dell’umanesimo. Anche il secolo passato, così martoriato da filosofie che sostituivano la centralità dell’uomo con l’idea, la razza o la nazione, sviluppò i suoi umanesimi: se ne distinsero uno cristiano (Maritain tra gli altri), che influenzò Paolo VI e portò alla trasformazione della Chiesa in senso moderno ed altri, più complessi e ramificati, derivanti dal marxismo.

Quando l’umanità ha toccato il fondo, l’uomo ha riscoperto la sua dignità, la bellezza, la necessità di solidarietà e fratellanza. Viviamo in un’epoca che esige il suo umanesimo. Oggi questo non lo si può vedere nella ricchezza ostentata e rincorsa, negli interessi particolari anteposti a quelli generali, nell’individualismo sfrenato e nella mancanza di una progettazione di un futuro felice. E’ una fase di cambiamento e la storia insegna che richiede dolore e sacrificio. Ma il mondo non è più quello della crisi agraria di fine ottocento, si potrebbe fare molto di più e di diverso. Basterebbe volerlo.

A volte mi stupisce quanto basti una parola”umana”, pronunciata da un Papa o da un presidente nero non importa, per riaccendere la speranza nelle persone. Tutto quello che chiedono è di essere messi al centro dell’azione, di spodestare il mero calcolo economico che da troppo tempo non segue più il fine del benessere collettivo.

Quando vi chiederanno a cosa serve la cultura, ditegli che è sempre servita a risollevare l’anima del mondo dalla latrina in cui era sprofondata e ancora a questo, un giorno, servirà. Ci vorrebbe un nuovo umanesimo, ecco tutto.

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Oggi

Il titolo fa il monaco? O, meglio, visto che questa appropriazione indebita (nonchè strazio e abuso) di proverbio significa poco e niente, cosa può far pensare un titolo come “Oggi”? Qualcuno risponderà che si tratterà di filosofia, del rapporto tra il nostro passato e il futuro che ci aspetta, un prima ed un dopo che si congiungono nel presente, l’attimo che viviamo mentre pensiamo a ciò che fu e ciò che sarà. Troppo ardito, ritenta. Altri penseranno  che il titolo si riferisca ad una ricerca sul settimanale “Oggi”, magari al ruolo della donna nella pubblicità del settimanale. Buono, ma non sarebbe farina del mio sacco, c’è chi una ricerca simile l’ha fatta davvero e pure bene (ciao). No, no, affermeranno con supponenza i filologi, gli amanti del significato recondito di ogni parola, no, si discuterà della semantica latina, l’antico hoc die da cui derivò per contrazione hodie e poi, per volgarizzazione, oggi. Acqua. Allora un terzo partito si solleverà e schernendo i radical chic dei precedenti tentativi, dirà che la verità sta più in basso, niente revanscismi latinisti, nessun rigurgito aristotelico, non possiamo più permetterci pensieri astratti, l’oggi è cosa dura assai e necessita pragmatismo. Dunque? Non ho capito nemmeno io che ho scritto, ritentate e siate più precisi, cari pragmatici del non so che. E poi ci sarà chi crederà di leggere un pistolotto su emozioni e sfighe della mia giornata, fazione a cui, per inciucio, si alleerà chi, leggendo solamente il titolo e, perciò, fidandosi ciecamente di esso, esclamerà: “Che bella giornata” o, per par condicio “Oh, what a fucking shit day”. Ritentate pure voi, popolo delle larghe intese.

Soluzione: non c’è nessun significato, titolo e testo non corrispondono. O meglio, una corrispondenza c’è: oggi non avevo nulla da fare e soprattutto non sapevo di che scrivere. Ma mi andava di scrivere, oggi.

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