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Posts Tagged ‘Feltrinelli’

L’anno scorso, all’incirca in questo periodo, digitavo i miei pensieri indigesti dall’isola di Malta. In quel fricandò di popoli balcanici, arabi, fenici, italici (meglio dire italioti) con contorno di cash inglesi e scandinavi, mi capitò di riflettere riguardo all’importanza dell’olfatto, le emozioni e i ricordi che uno specifico odore è in grado di scatenare nella mente. Nel caso specifico, l’odore che la mia valigia aveva ereditato dal container con cui attraversò l’oceano indiano me ne riportò alla mente un altro, a me particolarmente familiare: quello del treno. Pensare al treno in un’isola dove i treni non esistono. Scherzi dell’olfatto. Non c’è che dire, è indubbiamente il mio senso più sviluppato. Sono un classificatore di odori: capelli di donna, spezie, temporali, rifiuti, cucine di ristoranti, mobili. Niente sfugge alla furia catalografica del mio naso.

E poi i libri. La scorsa settimana passeggiavo tra gli scaffali di una nota libreria cittadina. Tra un libro di personaggio televisivo e un ricettario culinario, frugavo nella mediocrità dell’offerta editoriale. Guardavo, sbirciavo, tastavo e rimettevo a posto. Ma ecco gli Oscar Mondadori. Ottimo catalogo, non c’è che dire. E poi, quella carta… davvero un’invitante fragranza. L’odore di un libro è un biglietto da visita, un breve assaggio delle ore che trascorrerete insieme. Ad ogni pagina sfogliata la dolce fragranza della carta vi accarezzerà le narici come una leggera brezza e vi inviterà ad infilare il naso nella rilegatura, dove l’aroma è più persistente. E poi, vi è mai capitato di essere indecisi tra due titoli? Affidatevi al vostro naso. Non tutti i libri hanno le stesse qualità organolettiche e non tutti i volumi hanno fragranze piacevoli. Ci sono le carte patinate, da evitare, e i libri vecchi, il cui odore è spesso impregnato di piombo e altamente sgradevole. Mondadori ed Einaudi degli anni cinquanta e sessanta hanno un odore particolare e inconfondibile, come quelle rilegature destinate a rompersi nel giro di poche letture. Edizioni degli anni settanta e ottanta non sono, purtroppo, invecchiate altrettanto bene, l’odore è lontano, dimenticato. I bestseller del momento sono il più delle volte asettici come il loro contenuto, diversamente piccole case editrici hanno spesso fragranze sorprendentemente inebrianti. Il mio personalissimo Premio Strega al miglior odore di libro va senza dubbio a Feltrinelli e Adelchi: i primi per la capacità, a distanza di anni e riletture, di mantenere inalterata la fragranza tra le pagine, i secondi per quell’aroma delicato e non facilmente percettibile, ma denso di inusitate esperienze.

Ed ora, terminato di scrivere le inutili baggianate che un destino perverso mi ha costretto a digitare, guardo il libro che mi attende sul comodino: J. Coe, La famiglia Winshaw. Un gran bel libro. Del resto, il mio naso non fallisce mai.

Lunga vita al cartaceo!

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Se qualcuno di voi ha letto “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi ricorderà come il Signor Pereira, direttore di giornale, propose al giovane Monteiro Rossi di scrivere epitaffi di persone ancora vive, benché non giovanissime, di modo che la testata non rimanesse sprovvista di necrologio al momento della dipartita del famoso personaggio. Ora, non è mio interesse discutere di questo libro (che in ogni caso consiglio vivamente), piuttosto questo mi è tornato alla mente ieri, primo marzo, mentre passavo un pò del mio abbondante tempo in un negozio di cd e ammenicoli vari. Dopo aver rovistato una quindicina di minuti nel box delle offerte, quei cd di jazz che ti tirano dietro a 5,99, mi appropinquo verso la cassa, quando ecco un altro box, molto più bello e curato dell’altro, si erge allo sguardo di signore con bancomat già sfoderato e giovani con i soldi precisi in mano, perchè il resto porta monete e queste poi cadono e non ci sono più. Con notevole disappunto del signore con carta di credito, me ne sto dunque li impalato  a guardare un espositore blu, con tanti cd dello stesso autore e il simpatico viso del compianto Lucio Dalla, partito da questo mondo la mattina stessa. La mattina stessa. Dunque lo sapevano, o meglio, se lo aspettavano? Eppure godeva di ottima salute, non era un tossico ne un ubriacone, aveva pure suonato la sera prima. Passi per il best of che riempie l’atmosfera dello store, ma l’espositore no, dai. Ecco, come sempre quando accadono queste cose, il mio cervello si rifiuta di accettare le leggi del mercato senza  un’analisi della situazione e si libra così in una visione, una pessima visione, a dire il vero: una riunione di capoccia di una grande catena di distribuzione, un giovane rampante che si alza e propone di censire gli artisti over 65, prepararne un espositore per ognuno e distribuirli agli store, in modo che appena i medici notificheranno il decesso del povero artista tac! eccoti li in bella vista il box con il personaggio che ti guarda e sembra dirti non fiori ma opere buone, ovvero comprate i miei cd. E magari quel giovane galletto l’hanno anche promosso. Mah. Se diventerò famoso, date fuoco agli espositori con il mio faccione. Si parla di cento anni da oggi, ovviamente.

Caro Lucio, perdona l’ironia e l’irriverenza con cui ti ho voluto salutare, ma immagino che avresti apprezzato. Del resto, come potrebbe non apprezzare l’ironia uno che scrive una canzone su una storia finita infilando frasi del tipo “mi hai detto: poveretto, il tuo sesso dallo al gabinetto” e termina il tutto con una mano che pratica il fai da te (Disperato erotico stomp). Oppure potrei citare quella canzone stupenda sul mare, dove i brutti, come probabilmente ti consideravi tu, dopo un  accordo con i belli, si accorgevano della fregatura, perchè “si videro consegnare un pezzo di specchio così da potersi guardare” (Come è profondo il mare). Non sei riuscito ad arrivare a cent’anni, ma probabilmente non hai trovato risposta a quel tuo bellissimo quesito esistenziale, “cosa sarà che ci fa morire a vent’anni, anche se vivi fino a cento” (Cosa sarà), per il semplice fatto che tu i ventanni li hai tenuti dentro fino a ieri. Ed ora potrai cercare di capire finalmente il discorso dell’avvocato Agnelli al Manchester Guardian (Intervista all’avvocato), o vedere sfrecciare Tazio con la sua Alfa fiammeggiante (Nuvolari), quel mantovano volante che aveva in comune con te una visione alquanto personale dell’aritmetica.

“E stringendomi al petto che sapeva
sapeva di mare
giocava a far la donna
con il bimbo da fasciare.” Che frase cazzo, Lucio.

Caro Lucio, mentre ho lasciato sul banco i miei 5,99 euro per un cd di Sonny Rollins, jazzista come te, stavi cantando di quel barbone di Piazza Grande, ma appena salutato il cassiere, quasi come una beffa, non del destino ma delle major, è partito il cd di Whitney Houston. Non mi piace Whitney Houston, requiescat in pace, ma non mi piace. Costernato sono uscito. Mi sono detto, torno tra un paio d’ore, occhio e croce ci sarà il cd di Kurt Cobain. Mi piacciono i Nirvana.

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