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Posts Tagged ‘felicità’

Di fiumi è pieno il mondo. Quello dei vivi e pure quello dei morti. Ci sono fiumi che attraversano l’inferno, altri che scendono dalle montagne come una lacrima e fendono la pianura come una colata d’argento. Ci sono fiumi la cui 20130713_184357acqua è in grado di cancellare i ricordi e fiumi capaci di purificare dai peccati. I cinesi sulla riva del fiume attendono il cadavere del loro nemico, i coloni inglesi in America vi costruirono la città più grande del mondo. Il fiume è vita e morte. I romani raccontavano che il fondatore della città eterna fu portato dalle correnti del Tevere, mentre Cesare, per fondare l’Impero, dovette attraversare un fiume di nome Rubicone. Quando poi lasciavano le spoglie terrene, romani o greci che fossero, i defunti dovevano attraversare un paio di fiumi per poter finalmente riposare in pace.

Sul rapporto che ha legato il fiume e l’umanità ci sarebbe un’infinità di cose da raccontare. Ma di questo troverete dissertazioni in ogni dove. A mio parere il fiume è anche una cosa personale, metaforica. (altro…)

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Ho sempre pensato che dare in pasto una canzone di Battisti agli imberbi ventenni che popolano i talent show, quelli facili a crisi d’identità in prima serata e zazzere verso l’alto a seconda del volere altrui, sia quanto meno blasfemo per una serie di motivi. In primis, per rispetto di chi ha scritto quelle canzoni e scusate se è poco scrivere una canzone semplice e orecchiabile, ma non banale. E non pensiate sia un problema peninsulare, traducete qualche hit del momento e maledirete l’altra sponda dell’oceano. Oltre a questo, penso che la capacità di trasmettere sentimenti (emozioni?) di questo interprete sia irripetibile. Ne è esempio lampante questa canzone: nelle strofe finali il cantato si trasforma lentamente in un riso amaro, un’ilarità smorzata da un sentimento opposto che nasce dove finisce la felicità e può avere tanti nomi, ma in fondo altro non è che paura, paura del vuoto che circonda la gioia e non ci permette di viverla appieno. Si, perchè la felicità è cosa strana e come un oggetto posto orizzontalmente ma leggermente convesso tende a spingere il gaio verso l’esterno quasi a sua insaputa, centrifugarlo verso quell’ignoto che racchiude i nostri timori. Si dice che tutto ciò che provoca gioia finisca per nuocere. E’ vero, ma non possiamo farne a meno, l’ignavia del timoroso è reato ben più grande dell’incoscienza di Icaro che volette provare l’ebbrezza di volare. No, non c’è alcun dubbio, l’infelicità è il rischio, il prezzo da pagare per cercare la gioia, per quanto l’esperienza ci insegni la caducità di essa. Caro Lucio, non temere di ridere, magari poi piangerai, ma almeno hai riso di gusto, senza strozzare in gola il sussulto più bello che l’uomo può creare con il suo corpo. Ho divagato? Come solito, ma forse ora capirete cosa significa, per me, saper trasmettere qualcosa con una canzone.

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