Sono sempre in ritardo, mi capita pure di sognare di correre verso qualcosa contro il tempo. Io e l’orologio siamo in totale distonia, combattiamo una guerra impari, dove lui fa la parte del leone e io del coglione. Non pensate che le persone in ritardo vivano meglio, che non se la prendano,in verità convivono con un terribile senso di colpa, una voce che direttamente dai profondi anfratti della coscienza li avverte che sarebbe bastato davvero poco, magari aver spento il pc prima di ridare un’ultima occhiata a facebook, per non farsi compatire ancora. Velocità, velocità, la colpa è tutta sua. Spazio fratto tempo, il percorso che mi separa dall’ennesima triste figura diviso il tempo in cui maledirò le mie pessime abitudini. Una volta non era così, la velocità non si misurava perchè gli spazi erano immensi e i tempi avevano un’importanza relativa. C’era un vecchietto nella Bibbia, una star ante litteram, il cui nome era Matusalemme e rimase famoso per la sua longevità. E’ difficile paragonare questa star ante litteram con un profeta dei giorni nostri, tale Sid Vicious, la cui frase più famosa recita “Vivi veloce, muori giovane”. E giovane morì, il buon Sid, consegnando,come suo desiderio, un cadavere ancor bello ai posteri. Non diversamente si può dire della guerra. La più famosa del mondo antico, l’assedio di Troia, durò ben dieci anni (immaginate cosa può voler dire rimanere dieci anni assediati in una città di qualche migliaio di anime? altro che mollo tutto e scappo in Canada). Peggio ancora fecero inglesi e francesi, la cui guerra medievale durò, tra sospensioni, recuperi e ripetizioni, ben cento anni. Oggi le guerre sono così veloci che i reporter van più forte delle pallottole. Nel 1967 il conflitto tra Israele e paesi limitrofi non durò che sei miseri giorni. Tornando alla saga omerica, il povero Ulisse impiegò altri dieci anni per percorrere i circa seicento chilometri che lo separavano da Itaca (hai voglia di aspettare con tutti quei Proci, Penelope…). La flotta del povero Magellano (povero perchè non fece ritorno in Portogallo) navigò tre anni per circumnavigare la terra. Più recentemente, nel 1873, Jules Verne ipotizzò un “Giro del mondo in ottanta giorni.” E che dire della musica, dove i lunghi tempi delle sinfonie classiche sono stati tagliati dai pezzi rock n’ roll, due tre minuti al massimo? Oppure la letteratura di casa nostra, passata dai cento canti danteschi al “M’illumino d’immenso” ungarettiano. Ma niente può sintetizzare meglio la velocità moderna come il Manifesto futurista “Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”. Insomma corpi snelli e veloci per abbattere tempi, costi, barriere e frontiere, come direbbe Baumann. Non più le corpulente e statiche donne rinascimentali, ma le azzimate modelline del pret a porter, in un processo che passa attraverso lo studio dei corpi in movimento. Minchia, che frenesia. E così si cerca nello yoga e in tutto ciò che viene da est un freno a questo liquido mondo. Ho letto che in alcune città si è sperimentato un nuovo limite di velocità, molto più basso, il quale consentirebbe di evitare semafori e code. Bene, forse in futuro mi basterà mettermi in fila per arrivare in orario.
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