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Posts Tagged ‘modernità’

Due storie di due persone divise da soli cento chilometri.
Da una parte c’è una signora di settant’anni, forse qualcuno in più. Non li porta bene o, forse, non si tiene a dovere. Abita in un paese di centocinquanta anime, centottanta nel fine settimana. Va da sé che il borgo non offre molto e chi non ha la patente deve gioco forza dipendere da altri o vivere esiliato come fosse al confino. La signora è pensionata, non ama leggere e il suo unico passatempo è la televisione. A dire il vero, le cose non stanno proprio così. Il vero passatempo della signora è la vita degli altri paesani. Non che le storie dei paesi limitrofi non la interessino, ma è materiale di seconda mano, roba che ha già attraversato chissà quante orecchie prima di arrivare alle sue. La casa della signora è situata all’inizio del borgo e la finestra della cucina si affaccia sull’unico parcheggio disponibile. La signora conosce orari e abitudini di tutti e giunta la sera, a chi glielo chiedesse, saprebbe senza esitazione riportare tipologie e colori dei capi indossati dai compaesani nell’arco della giornata. Il piatto più ricco è rappresentato dai forestieri. Si da il caso, infatti, che il paese in questione venga ricordato nelle guide turistiche e che ogni tanto qualche spaesato cittadino vi faccia una puntata. Accade soprattutto la domenica e questo la Signora lo sa e dovreste preoccuparvi se dalle ore tredici alle quindici del giorno del Signore non la troviate affacciata alla finestra della cucina in estate o appiccicata al vetro durante le stagioni fredde. A chi si azzarda a chiedere cosa ci faccia appostata per ore a quella finestra, la signora risponde sempre allo stesso modo: “Attendo al minestrone.” (altro…)

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Io vs Noi

Ci si è sempre illusi che il futuro lo si potesse costruire attraverso il noi e non l’io, ma non ci accorgiamo nemmeno che non siamo più in grado di pensare che a noi stessi, alle nostre esperienze. Io, sempre io, fortissimamente io. Non c’è altro che sanno consigliarti che pensare a te stesso, ai tuoi spazi. Il privato non è pubblico, non lo è forse mai stato, perchè pure quando lo si è detto, dopo poco ognuno ha preso la sua strada. E molti di quelli ora sono qui a parlarti di persona, a darti consigli, ad invogliarti a cercare la tua strada che deve essere solo la tua, magari scrivendo quei merdosi libri dove ti insegnano ad aumentare il tuo ego e prenderti cura di te stesso, come se ce ne fosse bisogno. Li vedo, nelle librerie: ebeti fidelizzati al pensiero vigente, in fila alla cassa con il libro in mano, la faccia belloccia e sprizzante di ego dell’autore in prima di copertina. Gli batterei il dorso del libro sulle dita, quando li comprano, quando spendono quei pochi soldi di cui si lagnano sempre in un libro che si abroga il diritto di spiegarci come essere noi stessi nel 2012, come prendere in mano la nostra vita e utilizzarla come un totem utilizzato a mo di mazza da baseball contro colleghi, amici, mogli e mariti, fidanzati, compagni di squadra, partito, chiunque, perchè lo spazio è ridotto e tutti sono pronti a rubartelo, pure tua madre, che tu non lo sai, ma inconsciamente si sta prendendo la tua libertà. Ecco che siamo: tanti cervelli malfidati e disgregati, ormai incapaci di funzionare in più di uno, convinti che gli uomini siano bestie fameliche di ego altrui. Pensate da soli, ma non abbiate paura della solitudine, non sarete mai soli, perchè la vita è fatta di contatti, tanti e sempre nuovi, il che non sarebbe male, ma l’importante è non stringere il nodo alla cravatta: voglio millecinquecento amici, scambiamoci esperienze, stili, parole, sesso, link, pink, drink, think, ma poi l’importante è che ve ne andate a fanculo perchè la mia libertà finisce dove inizia la vostra. Libertà. Mai parola fu più stuprata. Ma io non la penso così. Ne pagherò le conseguenze, certo, ma potrò dire di aver giocato bene, io. Io. Ecco, ci sono dentro pure Io. Aspettatevi il mio libro sotto l’albero, il prossimo Natale. Titolo: “Ci sei solo tu.”

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Strana consuetudine comune a tutte le epoche è quella di guardarsi alle spalle e sancire, con estrema parzialità, quanto i tempi andati fossero stati migliori di quelli presenti. I meno illusi, ma pur sempre sensibili al fascino retrospettivo,  coniarono il proverbio “Si stava bene quando si stava peggio”, che, nella sua sardonica ironia, non mi pare sbagliato. Non è certo immune a tale andamento la nostra epoca, con i suoi orrori ed errori, le sue nefandezze a portata di pubblico/consumatore. Umberto Eco divise gli uomini in due categorie, “apocalittici” e “integrati”: i primi sono coloro che vedono il male in ogni novità, i secondi sono gli epigoni di quel positivismo tecnicistico che percorse l’europa a fine ottocento. Io, non me ne voglia vossignoria, credo non sia possibile dividere gli uomini in categorie precise. Certo, c’è chi sta più di quà e chi più di là, ma fondamentalmente se disegnassimo un diagramma di Venn per ogni persona, la predisposizione della quasi totalità di noi sarebbe simboleggiata dallo strapotere della zona centrale, quella dove i cerchi si sovrappongono e vi dicono che non siete nè carne nè pesce e se siete furbi con un saltello balzerete tra gli apocalittici quando si parla di omicidi, pedofilia e notizie da Tg varie, mentre vi schiererete con gli integrati quando ci sarà da scucire a madri, mariti, mogli, se stessi per il prossimo Iphone. “Vario in vari parer si scinde il volgo”, disse il buon Virgilio e cosa vera è, ma aggiungerei alla massima de lo duca di Dante, sempre se mi è permesso, che la convergenza al centro fa sempre comodo e quando ci si arriva non ci si leva più i piedi, se non per breve e giustificata causa. Non è un caso che nell’Assemblea nazionale francese (il parlamento durante il periodo rivoluzionario per intenderci) la zona al centro era chiamata “palude”… Per concludere, vi dirò del mio romanico vicino di banco alla mensa, l’uomo per colpa del quale ho scritto questo… vedete voi come chiamarlo. Ce stavamo a magnà du porpette cor purè e si guardava la Tv e come sempre qualcuno ammazzava l’altro e stavolta è toccato ad un fratello ed al mio vicino questo non è andato giù. Le polpette si, questo no. E non si ammazzano i fratelli, diceva insomma, non si è mai sentito al mondo, mai è successo nel passato. Mentre pensavo in silenzio alla storia di Caino ed Abele, il Tg passa a parlare delle cellule staminali e al mio mai satollo vicino manco questo va giù, perchè non è possibile che nel 2012 si crepa ancora per niente e ci vogliono più ricerche e va bene tutto anche gli ogm e chissacheccazzo basta guarire, campare, progredire, magnà porpette…. Prima che si arrivi allo sport e magari alla Roma mi alzo e penso: bello mio, datti una regolata perchè così è troppo, nel tuo caso il diagramma di Venn è una O e basta (con in mezzo du porpette).

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