Non è facile trattare i sogni. Nulla è più sconclusionato e irreale di un sogno. Parimenti, quanto detto vale anche per la donna. Si inizia a ricordare i sogni all’incirca alla stessa età in cui si inizia a guardare le donne. Sogni e donne, binomio molto lontano da donne e motori. No, nulla di materiale, non c’è spazio per il gas di scarico nella nebbiolina onirica. La strada della vita si percorre a piedi, è una strada disseminata di sogni e donne. I sogni eliminano il superfluo, il brutto che si annida nel futuro sconosciuto: siamo stati il meccanico senza le mani sporche di grasso, l’astronauta senza lo studio della fisica, il calciatore senza piedi, il pompiere senza il gatto sull’albero, il playboy senza portafoglio. I sogni ci accompagnano in quello strano bagagliaio che è il subconscio. E’ un fardello pesante, ma non possiamo farne a meno, così come non possiamo fare a meno di tutte le donne che abbiamo amato, desiderato, implorato, sperato e in pochi casi avuto.
La vita è un circo, diceva Fellini. Oppure il sogno di un harem, un harem dove tutte le donne della nostra vita, perfino quelle che non ricordiamo nemmeno, si prendano cura di noi, ci cullino e amino come fece la prima donna della nostra vita nel primo giorno della nostra vita. E sognammo di vivere per sempre così. Era il primo sogno e riguardava una donna.
Sul serio si iniziano a ricordare i sogni più o meno quando si inizia a guardare le donne? Sai che non ci ho mai fatto caso? (A parte il fatto che io le donne non le guardo neanche adesso…) – forse mio figlio, 5 anni, se li inventa i sogni che mi racconta. O forse (o mio Dio!) ha già iniziato a guardare le amichette???
Nel mio caso si. O almeno, i miei ricordi mi portano a dire questo. Ovviamente è un modo totalmente diverso di guardare l’altro sesso, è poco più che una curiosità verso qualcosa di morfologicamente diverso. A 5 anni si guardano le donne? In un certo senso, direi di si….
molto bene hai colto il senso della femminilità nel cinema del grande Federico, a sua volta debitore alla psicologia di Jung; hai colto assai bene come siamo «avvolti» nel femminino, e probabilmente in ogni donna amiamo una immensa femminilità che ci avvolge, come una grande coperta, come un mare, come un’immensa terra nutrice, e nello stesso tempo ci piace quell’idea femminea sfuggente e maliziosa, evocata da un profumo o il frusciare d’una veste; è giusto sognare le donne, la donna, il femminile, siamo fatti per questo, perfino la sorella più austera, la solitudine, è una donna per noi; bravo allegria
E bravo tu Diego, con il tuo bellissimo commento che chiosa stupendamente il mio post. E’ un piacere avere un lettore come te.