Se l’altro ieri non avessi continuamente rimandato di un quarto d’ora l’apertura del libro, perdendo invece tempo su Facebook, se ieri non avessi mollato dopo dieci minuti, pensando allo sfoggio di gambe primaverili delle mie compagnie di classe, se oggi non mi fossi subito arreso all’evidente insuperabilità di una mole di pagine troppo grande da affrontare in un solo pomeriggio e non avessi subito dirottato la mia flebile volontà su siti di varia natura e possibili acquisti al fantacalcio,
ora il mio animo sarebbe leggero, il mio corpo si conformerebbe al letto come solito, il mio grillo parlante non mi umilierebbe gridandomi simili accuse di inconcludenza e il domani apparirebbe come un normale sabato con interrogazione annessa, così che io non sarei qui a sperare che questa notte sia la più lunga della storia, così lunga da allontanare all’infinito quel domani in cui mi sentirò come un ignaro e indifeso modello chiamato ad interpretare un giovane San Sebastiano in una scuola di realismo pittorico d’avanguardia pulp e sanguinolento. Dio, se ci sei aiutami.
Sabato, me lo stavo dimenticando, ma domani è sabato! Alle 13.00 è tregua, 43 ore di tregua. Ma fanculo, un tre o un quattro hanno poca importanza davanti ad un sabato intero. Il tempo di chinar la testa ed andare al posto senza ascoltare troppo la predica e l’accusa. Tutto qui. Poi libertà. Dio c’è. Buonanotte.
bello e realistico. e poi, a ripensarci, a distanza di quindici anni, quanto tempo ho perso pure io all’università, che avrei potuto metterci poco poco un anno in meno. ma poi mi dico, no, è stato tempo dedicato ad altro e, a ripensarci, senza presunzione, penso anche di gran crescita umana e sociale, mettiamola così. chissà se anche lo studente, fra quindici anni, penserà di essere cresciuto umanamente dopo aver passato il tempo su feisbuk anziché a preparar gli esami. magari sì, chissà.
Non so. Ti dirò che questa storia è molto autobiografica. Le mie superiori non sono state molto entusiasmanti. Poi all’università è cambiato tutto. Ora, non saprei dire se quel tempo delle superiori è stato sprecato o no. Sono passati anche per me una quindicina di anni. Penso sia troppo presto per fare bilanci, troppo spesso cambio idea.
sì, l’avevo immaginato che ci fosse un po’ di autobiografia. mi rimane l’interrogativo, quel punto di non raccordo tra ciò che mi/ci distraeva quindici anni fa e quanto i social network (blog cpompresi…) accrescano la qualità del tempo “libero da studio o da lavoro”, chiamiamolo così. su questo, nemmeno io ho risposta.
Molto bella. Sarebbe stata assai autobiografica anche per me, quindi forse sono di parte… 🙂
Senza dubbio! grazie mille…
beatà gioventù….
eh già…
è strano come la giovinezza, così intrinsecamente dotata d’energia, sia spesso divorata dall’indolenza e facilmente aggredibile dal senso di colpa; secondo me è un problema di solitudine, l’uomo giovane ha un forte bisogno di sentirsi «in movimento» nel suo gruppo, mentre lo studio scolastico è molto individuale, competitivo; il bel racconto è paradigmatico d’un accadimento assai conosciuto da quasi tutti; io ero uno studente notevolmente pigro, probabilmente non ero portato per studiare
ma probabilmente lo eri per scrivere 😉 Verissimo, ciò che dici.
Quanto è vero, e assolutamente reale, questo post!
Chi di noi non ha provato sensazioni simili?
Buona serata.
Grazie mille, buona serata anche a te